Come cucire insieme un po’ di esperienze.

Camminare fa bene, al fisico e alla testa.
È il ritmo dei passi che libera i pensieri, smuove ricordi, concretizza malesseri latenti o benefiche sensazioni.
I giochi del sole, luci e ombre, accompagnano decisioni, scompongono progetti.

Tra una curva e una discesa, le scelte emergono sprigionando una forza determinata e sicura.
I passi successivi permettono di trasformare le scelte in atti concreti.

È qui che la salita mette alla prova, quello che i saggi chiamano “la differenza tra il dire e il fare”.

Un po’ come immaginare una borsa rossa, volerla ardentemente e iniziare a tagliare la stoffa.
Il fare è tagliare bene.
La stoffa ha un dritto, una cimosa, un’elasticità, un rovescio.
Come la vita.
Cosa e come tagliare deve essere deciso prima che la forbice affondi nel tessuto.

Bisogna imparare ad aspettare, ad ascoltare il tempo.

Cosí accade, rimuovendo ritagli di rapporti umani che non servono a nulla, se non a bruciare energie sane, necessarie per il proprio benessere.
Cosí accade, rifilando e pareggiando orli di discorsi o di argomenti mai affrontati o mai conclusi.

Si mette fine alla precarietà di un modello tanto moderno quanto distruttivo: il fagocitare tutto senza mai fermare la macchina, per pensare.

Si mettono laccetti intrecciati a rafforzare una promessa fatta a se stessi, a custodire in una #borsa #fattaamano ciò che la vita consiglia di avere sempre con sè: lungimiranza, luminosità, educazione, sensibilità e una bustina piena di determinazione e coraggio. All’occorrenza.

Il tempo della borsa rossa è tempo prezioso, da portare a tracolla.