Frutta mista, Fragole, Macedonia, Ribes, Uva, Orecchini di frutta, La Pazienza

Questa storia ve la devo proprio raccontare. A me gli occhi!

 

Macedonia

Il mio papà faceva la libera professione.
Intorno agli 8/9 anni mi chiedevo perché lavorasse, se era libero… mah!

“Sei ancora piccola, da grande te lo spiego…”, sempre mamma.

 

Il fatto era che con lui si andava in vacanza in settembre, in giro per l’Italia, a conoscere città e opere d’arte.
Non si poteva rimanere ignoranti.

Eravamo: io, babbo, mamma, mio fratello e il nonno Mario.
Sempre con noi. Lui aveva fatto la Guerra Grande e non aveva mai visto niente.
Era saggio e aveva i capelli tutti bianchi.

 

Con babbo avevo un rapporto particolare, eravamo in simbiosi.
Mattarelli entrambi, ci capivamo al volo.
Per il problema frutta, in viaggio me la mangiava lui di nascosto, quando mamma non ci vedeva.

 

Lui andava matto per la frutta. Unico punto di diversità tra me e lui.

 

Del viaggiare mi piaceva tanto andare negli alberghi.
Grandi, piccoli, pensioni, poco importava.
Mi piaceva l’odore delle lenzuola, delle stanze.
Mi piaceva la colazione.

Tanta roba da mangiare!

No sempre pane e marmellata fatta da lei (la mamma), ma di tutto e di più.

Brioches, yogourt, Ciocorì, Crema di cioccolato spalmabile, torte di ogni tipo e… macedonia.

Ebbene sì, macedonia.

Mica era quella di casa.

Era diversa.

Zuccherina, dolcissima, dentro ci mettevano anche la frutta sciroppata.

 

Mi ricordo che facevo a gara con mio fratello… chi aveva nella ciotolina il maggior numero di ciliegie sciroppate.
Erano rosse, rosse, senza seme, facevano cric croc sotto ai denti.

Una bontà.

Così “Macedonia” mi è rimasta… nella testa. Anzi, sulla testa.

Ed è nato il quadro di un’infanzia di viaggi indimenticabili con papà e senza frutta, macedonia a parte.

 

E la storia continua…