Frutta mista, Fragole, Macedonia, Ribes, Uva, Orecchini di frutta, La Pazienza

Questa storia ve la devo proprio raccontare. A me gli occhi!

 

Uva

Un chicco a me e uno a te… i primi amori, sedicenni, diciassettenni piene di gioia di vivere e di sogni.

In un paese tranquillo come quello in cui vivo a tutt’ oggi, non era difficile incontrarsi,

stare insieme, parlare e anche prendersi una cucinata per qualche ragazzino.

 

Era bello, capelli neri, una fila di denti bianchi su una pelle già cotta di sole.

 

Il papà è proprietario terriero. Urca. Capirai.

 

Tra le pagine dell’enciclopedia del saper vivere inculcata dalla family, alla pagina 102 era scritto che siamo tutti uguali.

E per me era vangelo.

Quindi il mestiere del papà del ragazzo bello non mi interessava.

Già patentato, veniva a prendermi con una scassata auto giallo canarino, si facevano dei giri immensi, per poi tornare.

Mi ricorda una canzone.

 

Il babbo suo non aveva grande simpatia per me. Lo capii da adulta.

Lo capì anche lui che la vita è un attimo.

 

E in un attimo scomparii dalla vita del “suo bambino”.

Un giorno di settembre questo pretendente al trono (!!) mi portò a casa sua.

Voleva farmi vedere i terreni con i vigneti. Filari senza fine, ordinati, curati.

Tempo di fare due passi tra un filare e l’altro, il padre arrivò all’improvviso.

 

Scappammo a nasconderci dietro un filare e lì, tra un grappolo e l’altro mi diede un bacio.

 

Diventai rossa come il grappolo di uva che mi sfiorava la maglietta e poi scoppiai in una risata.

 

Lui stupito, non capiva.

Veloce la mia spiegazione: mi era venuto in mente che mia madre mi raccontava che, quando era giovane,

era convinta che baciando un uomo, sarebbe rimasta incinta.

Anche no.

 

Così “Uva” è un dipingere il primo bacio, a modo mio.

E la storia continua…