Cammina solitario con passo felpato nel circuito dove si allenano i piloti della vita.

Il piede, fanta-scienza di precisione, custode di tutti gli organi vitali, scranno su cui si appoggia o siede un intero e perfetto sistema vivente, pare nulla in confronto.

Il circuito è aperto a biciclette senza peso, a motociclette che sfiorano la terra, a motori scalcinati che bruciano olio, a motori figli dei migliori ingegneri meccanici. I piloti, nudi, vestiti di tecnologia o con tute lise, provano, si provano, riprovano.

Sono giri di assestamento, di calibratura, è ascolto di battiti o di frullii da migliorare. Giri di prova, in vista del gran finale, la gara.

Il piede cammina a bordo pista, attraversa, si ferma, osserva. Ruota su se stesso, classica danza, o danza classica per cambiare prospettiva. Si piega, si inarca, allungando la visuale verso il cielo, o abbassando lo sguardo verso in basso.

Chiuso, in pelle allacciata e lucida, o libero, solo con un leggero sostegno per non sentire i sassi, trasforma la distanza in pochi centimetri, o la allunga, ripercorrendola più volte. Prova dolore, sente il sole se brucia, allevia la fatica in acque limpide.

Si appaia al fratello, accompagna a sedersi un corpo stanco. Vicino all’altro, con l’altro, insieme, si allunga, si rilassa, le dita suonano un pianoforte invisibile.

Ed è lì, in quel preciso momento, in cui la schiena si china, braccia avvolgono ginocchia e il capo vi si appoggia ad occhi chiusi, lì, in quel preciso momento, realizza.

Realizza che non è solo, con il fratello sente il tutt’uno, sente l’appoggio, sia esso erba o terra battuta o asfalto. La loro natura, il miracolo di creazione che li muove, mai saranno come biciclette, o motori, o formule numeriche.

Questa è la loro unicità, il valore della loro presenza sulla terra. Si fanno forza e rialzano un corpo in attesa. Così a volte siamo noi, appoggiati su di un unico punto di vista che, per quanto perfetto, ha bisogno di equilibrio.

Abbiamo bisogno di conferme, che solo in noi stessi possiamo trovare. Un piede, in bilico, trova stabilità, proporzione, armonia nell’appaiarsi all’altro suo io, all’altro nostro noi.

Dobbiamo avere fiducia nei nostri passi, solo così la gara più importante sarà vinta.

Cammin facendo.

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