Case grandi

Qui, in questa terra dove per scendere bisogna prima salire, ci sono ancora case grandi.
Un giardino curato fa da confine.

L’uomo ha il sole sulla pelle, marcata da rughe profonde.
Una camicia scozzese rossa e verde, un gilet di panno come il cappello grigio che difende il pensiero.
Ordina l’erba appena tagliata, lì dove i bulbi di narciso stanno colorando di bianco e giallo il muro di cinta.
E’ il “fiore di maggio”, il tepore di questa nuova primavera anticipa lo splendore. E’ “narkissos”, è stordimento.

Un filare di vite americana, un pesco in fiore, la magnolia imponente sfumata di rosa: i giovani sposi mettono a dimora fuscelli di siepe, a difendere i propri silenzi.
I bimbi corrono intorno alla casa, godendo di una libertà che non sanno di avere.

Vivono tutti nella stessa casa, a due piani, l’esperienza a piano terra, il futuro al piano di sopra.
Dividono e condividono i risparmi di una vita, hanno il sole tutto il giorno, non hanno palazzi che schermano la luce, devono scendere al paese per comprare il pane.

In cucina l’arrosto sta cuocendo piano, sarà una tavola con la tovaglia bianca, le patate di montagna faranno da contorno.

E’ domenica nelle case grandi.

Paola Pierobon