Un quadro scalzo. Perché no? Mettersi a piedi nudi, per distendere una giornata o per danzare.

Ci penso, una sera, dopo aver camminato con la mente per calli conosciute. Il pennello incomincia a cantare.
Sento i colori di una Venezia che manca sempre, i suoi odori infantili, le sfumature che creano.
Apro il rosso magenta e l’arancio metal, un fuxia caldo per la nappa.

Mi viene in mente una certa “Roberta” di Venezia, le sue meravigliose dissonanze
che fanno scuola e storia: l’ardire di accostare un rosso, un blu ad un verde petrolio.
Ho nel cassetto un foulard di Lei, tempi lontani della scuola.

A volte fare ordine aiuta a non archiviare i ricordi.
Insisto sui contrasti cromatici, suggeriscono come scaldare l’inverno.
Le sfumature si insinuano nelle movenze del corpo, sfumo un passo leggero, breve.
In mano delineo con un rosso fuoco la femminilità e la libertà.
Si uniscono tra loro e dondolano sui fianchi.

Nasce un quadro.

Ed è Décolleté, donna intrecciata di colori. Se ne percepisce lo sguardo, non si vede.