Un modo per stare insieme è partecipare esperienze.


Può essere uno spunto condividere il proprio impegno quotidiano di pensare in modo diverso, così…

Si fanno dei percorsi, non quelli controllati dall’ultima applicazione che definisce sforzo, chilometri o calorie.
Percorsi diversi, da intraprendere con l’unico, reale, autentico essere, noi stessi.
I percorsi intimi sono accidentati, improvvisi gli orizzonti, faticose le salite.
Pianure incalcolabili, colline riposanti.

Lungo questi quotidiani viaggi, domande si affacciano, esitazioni, incertezze si incrociano tra loro.
Mettere ordine, dare loro senso e priorità: questa è la marcia in più.
Acceleratori, freni, frizioni ricordano vocaboli o programmi attuali, diversi nella loro essenza, adattati all’oggi.

Ci sono scelte da fare in un secondo, l’unico che fa la differenza tra vittoria e sconfitta, dubbi da verificare quando il tempo opprime.
—Sí, no, chissà, che dici, scelgo o non scelgo, dico o non dico, che pensano gli altri?—
Cosa pensa il nostro, personale “me stesso”?

Un passo dopo l’altro, una semplice domanda può aiutare.
La domanda da farsi, di fronte ad una incertezza è:

“Mi conviene?”
Apparente brutalità che sottende invece la ricerca di sacrosanta serenità.
Mi conviene nel linguaggio dell’anima si trasforma.
Viene con me? Mi fa stare bene? Viene accolta dal mio essere?”

Il tempo di interrogarsi è breve, ma permette il distacco, permette di fermare il pensiero e modularlo.
Lo stupore di realizzare che la risposta può essere diversa dall’istintività, fa capire quanto e come ci possiamo amare di più, soprattutto scegliere.

Come un fulmine che squarcia il cielo e rischiara un momento di buio.

L’ Energia di provarci potrebbe fare la differenza.