Da bambina andavo in campagna nel periodo della vendemmia.

Ricordo un odore intenso di uva, di mosto, di legno intriso dagli anni;
ricordo le fessure del pavimento in pietra come torrenti rosso intenso,
la piccola finestrella in alto era la casa di ragnetti sonnacchiosi.

Al tino più grande era appoggiata una scaletta vecchia, instabile come il nonno.
Era un grande, il nonno. Al suo via, i pioli sfuggivano dai piedi ed era festa.
La pelle diventava color dell’uva, gli acini si confondevano con le dita dei piedi,
un pizzicore sempre più intenso, i “salti biralti” a gareggiare chi ne schiacciava di più.

Manine incerte cercavano appoggio sui bordi, scostavano dagli occhi i capelli ormai bagnati di gioia.

“Chi salta meglio avrà mezzo bicchiere di succo in premio.”

I piedi non bastavano, giù con il sedere, le mani, un pasticcio infantile di schiamazzi e risate.

Fuori, nell’aia, un carro di poche assi attendeva paziente.
Sapevamo tutto su quel carro agricolo, aveva un nome, quello del nonno, la sua residenza,
una tara e una portata massima. Il nonno ci aveva spiegato che costruire un carro era un’arte,
l’arte del carradore, un artigiano che era fabbro e falegname.

Il nonno sapeva bene quanto peso poteva portare e il nostro aiuto, diceva, era fondamentale
per caricare il carro per bene.

Il succo era dono per tutti, un mezzo bicchiere, sporchissimo, opaco, le sfaccettature ormai lise dal tempo.

Quel gusto era unico.
Quel gusto è unico.

La signora del vino
40×40 – Acrilico e matite su tela – Anno 2021