Il rumore sale, s’arrocca su pareti intrise di tempo, di rito, di attesa. Emerge, come eco di ricordi d’infanzia, di luce bassa che non disturba la vista. Il giorno appena accennato si ripete, fedele. La stanza, sonnolente e silente, ascolta le note.

Si fanno più intense, si fanno sentire. Con trionfo di archi si annunciano. Gorgoglia e richiama attenzione e presenza. Si placa il rumore, attende le mani. Attende l’olfatto, la pace, la storia. Si accuccia e si veste di porcellana portata da casa, l’antica, i ricordi, dolcissima pausa. O forte sferzata. La mano avvicina l’incanto alla bocca ed è armonia di olfatto e di gusto. Ed è il pensiero più bello del giorno. Si creano mulinelli di appagamento e ripresa. I muscoli incalzano sotto tepori notturni. Le braccia s’allungano a cercare la forza. La porcellana tace, riscalda le dita. S’appoggia, si placa desiderio di stare.

Lì, cosi, come sempre, come viene.

Il gusto e l’incanto scendono piano. E’ calore nel corpo, dà corpo al mattino. Questo incanto di sè non conosce sè stesso, non sa la potenza che inietta nel cuore. Gli occhi segnati, di un giorno che inizia, si guardano intorno: si può ripartire. Profumo che affascina, riempie ed inebria.

Il nero del corpo illumina, rinasce la voglia. La storia si vive di piccole cose, di semplici attimi che scandiscono il tempo.

Per vivere, anche cosi: caffè.