Non è tempo di vento, non ancora di sole. Frastagliano il cielo prospettive scomposte, fughe secolari di olmi assonnati.

Pietre non più vergini, tenute insieme da arabeschi di calce azzurrata dal tempo,  accompagnano  il camminare lento senza ritorno. Segnano la riva che si affaccia sull’ acqua. L’umidità scompone capelli appena mossi, capelli corti,  neri. Il profilo di una barca abbandonata custodisce i segreti del lago. Non di mostri con linguaggio diverso, ma di  echi infantili in piena estate. Il dialogo vivace si fa intenso, risate echeggiano, nel silenzio.

Solo loro, quella mattina di un mese non qualunque. Il passo di lui si allunga di poco, l’altezza vince la delicata figura di lei. La curva del lago ascolta discorsi di rito, racconti brevi di vita vissuta, per parlare, per sapere. Le misure del cuore capiscono al volo. Trema il pensiero di dita intrecciate. Non è tempo, non è ora. Brividi scorrono su corpi protetti dal freddo. La nudità deve nascere lenta.

Panorami di anime e cieli esauriscono un tratto, occhi, con vissuti   diversi, incrociano, si fermano, appoggiano l’uno dentro l’altro. La montagna che adorna lo specchio richiama. Il rumore dell’auto copre  silenzi, mani sicure avviano la storia, lei guarda distratta dal finestrino che salva. Silenzio. E ancora silenzio. Sale la strada, si curva, rallenta, si allunga tra filari di viti. Un campanile annuncia un paese, una sosta.

Una vecchia altalena dipinta di neve attende un giardino e la sua primavera,  ancora  lontana. Lei corre, sorpassa una pietra incisa da esperto marmista. I cittadini ringraziano gli eroi della guerra. Rimuove la neve, soffia sul freddo, scorre la mano a pulire un ricordo d’infanzia. Si siede, lo guarda, ride, felice. Lui spinge con garbo un gioco di sempre.

Le mani ricordano il freddo, un  bisogno di cura. Il profumo di lui sfiora la mano, la scalda, la stringe. Come tempi di un tempo, la invita a sedersi, accompagna, chiudendo, un mondo che inizia. Si siede, riparte. Una piazzola di sosta, sterrata la piccola strada annuncia il momento. Il motore si placa, incroci di occhi. I gesti lontani si avvicinano piano, le voci si abbassano, i corpi riscaldano.

Il cuore riflette, il timore lo assale. Frasi svuotate di qualsiasi motivo incalzano e rallentano desiderio di dare. Una frase, mai detta, soffiata dal cuore ritorna alla mente, abbraccia il momento. Il  padre di lei avrebbe approvato, avrebbe capito quell’uomo seduto, avrebbe voluto felicità della figlia. Lui gira la testa, sorride, adagia il pensiero tra i capelli di lei. Delicato avvicina un’anima pronta, un gesto cortese, attento, antico. Gli occhi di lei si chiudono piano, non vede, non teme, si abbandona al coraggio.

Le labbra si scaldano, si sfiorano, si trovano. L’emozione fluisce  sotto la pelle, dimenticata   passione annulla i rumori. Il mondo che vive scoppia nel cuore, un mondo si scopre  in abbraccio infinito. Un bacio, il bacio. L’ estate improvvisa scioglie la neve.

Trionfo di sole, trionfo di pelle, scaldata da raggi arancioni, azzurri, cobalto, il  rosso vermiglio. Colori e colori dipingono un sogno. Tratteggiano voli che incontrano corpi. E’ la fine, è l’inizio. E’. Il bacio si acquieta, appagato, appagati. Nessuna parola, le dita si fondono, bisbigli di bimbi, un tesoro nascosto. La mappa del cuore vince  ragione, carezze accompagnano i loro capi appoggiati. Un   grazie sommesso e si riprende a parlare,  gesti affettuosi ricompongono ardore, consumato e profondo.

Il cielo trionfa con lampi di luce, fulmine improvviso illumina ovunque.

Così, l’Amore.