E’ sera. Non si dorme dal caldo.


La chat aperta, amiche si scambiano foto di anni passati, quando i figli erano piccoli,
quando si vestivano in modo orribile, con cardigan fuori controllo, pantaloni improbabili, importabili.
Le faccine che ridono si moltiplicano via etere, non si contano gli anni.

Un salto in cucina, il cellulare lasciato sul letto, sete.
Non si respira.
Buio.

Il cellulare è sul letto, non funziona più. Panico.
Lo si guarda, come dovesse parlare, lo si gira e rigira, lo si torna a guardare e rigirare. Buio.
Nero, spento, morto.

Morto. Non è possibile, la tecnologia sopravvive sempre, la tecnologia non tradisce. La tecnologia può.

Caldo, afa, aumenta la sudorazione. I tasti sono pochi, due a sinistra, uno a destra. Facile.
Tasto Home. Casa. Home. Il polpastrello tocca delicatamente, la casa è bloccata. Dove è E.T.?
Forse bisogna pigiare un po’ di più, nessun segnale. Il tondino magico non risponde.
Forse il cellulare è scarico, cavo, dove è il cavo, spina, collegato. Buio.
Forse basta riaccenderlo.
Tasto destro. Buio.
Tasto sinistro e contemporaneamente tasto destro. Buio.

Si accende mezzo neurone, mentre inizia a serpeggiare lo stato prossimo futuro, l’isolamento.
Il PC, pagina dedicata, help. Scorrono le FAQ. “Sono state utili?” No.

L’account personale, la password? La cartella Password sarà aggiornata? Forse una doccia rinfresca e rende più presenti, ore 23:30.
Dottor Google viene in aiuto, basta seguire il percorso indicato, ore 24:00, buio.
Isolamento. Resa. Rinuncia. Si prende in un cassetto un orologio, va caricato e va aggiornata l’ora.
Anni che non serve più, dimenticato. Cosa verrà regalato oggi ai bambini per la prima comunione?

Un’altra sbirciatina al cellulare. Meglio non toccarlo più. Il mattino dopo sarà diverso.
Uguale. Isolamento. Nessun numero di cellulare, salvato in rubrica, è stato memorizzato
con una antica penna su di un antico foglio di carta. Il backup non si sa.

Le nuvole osservano dall’alto.
In cloud totale. Finalmente ne è chiaro il significato.

Finalmente è chiaro quanto potenti sono la dipendenza, la sudditanza, la soggezione, la servitù.
Finalmente è chiaro quanto potenti non sono l’indipendenza, l’autonomia.

Stare connessi sconnette. Non usare la memoria debilita.
Lo Store più vicino è ad un’ora di strada.
Strada. Autostrada. Caselli. Rotonde, uscite, inversioni a “U”, bretella, incrocio, semaforo, entrata, uscita.
E come si fa senza navigatore? Ma ci rendiamo conto? Ma come siamo messi, anzi, come vogliamo essere messi?

Si cerca il percorso sul PC e lo si trascrive con l’antica penna su di un antico foglio di carta.
Per tutto il viaggio il pensiero è la destinazione. Destinazione raggiunta.

I piedi hanno toccato terra. Per tutto il resto meglio usare il cervello.

Trascritti i numeri di telefono importanti, fatto backup, imparata la lezione.

Paola Pierobon