“Ci passiamo tutti. L’importante è spogliarsi e rivestirsi”

Così concludiamo la nostra conversazione, tra amiche che confrontano i tempi del bisogno.

Come nel camerino di un grande magazzino di esperienze, passaggi, scale e vetrine poco o tanto illuminate, scegliamo con cura abbinamenti di colori, di parole, di ferite.
Con i piedi nudi su di un pavimento gelido, senza tappeto a confortare, iniziamo a togliere barriere, maglioni ingombranti, slacciamo cinture che stringono, facciamo afflosciare per terra le difese.
Ci guardiamo in intimità ciascuna davanti al proprio specchio e le parole fluiscono, mentre i neon mettono in evidenza i reciproci difetti ed esuberanze, limiti e desideri.

Ci raccontiamo che al mare è tutto più facile, non ci si deve vestire, ci si deve spogliare, per sentire il sole sulla pelle.
Le stagioni non sono tutte uguali, questo è un autunno prematuramente freddo.
Dimentiche della moda dell’Io Sano, che ci vorrebbe standardizzate, felici e appagate, rimaniamo sedute sullo sgabello del nostro camerino interiore,
le gambe incrociate, la testa sorretta dal braccio appoggiato al ginocchio.

Si soffre di più per amore o per se stessi? Per se stessi. “Le pene con se stessi fanno più male”, mi dice.

Guardarsi dentro, di fronte ad uno specchio che non perdona, è così. Altrimenti non se ne esce. Non sempre farlo da soli è sufficiente o risolutivo.
Non hanno ancora inventato i camerini per due, o per tre. I camerini sono per una persona, se sono vicini ci si può Sentire.

Il confronto è duro, umile. Serve. Reciprocamente. Ci accorgiamo che il filato prezioso della comunicazione veste anche corpi non del tutto armoniosi. L’armonia nasce dal saper abbinare con grazia, attenzione, delicatezza, i colori non giudicano, caldi o freddi esaltano l’incarnato, acquietano un fisico in cerca di spiritualità.

Lei la chiama “revisione profonda”.
Io la definisco “coraggio e sincerità”.

Infreddolite dalla pausa dedicata alle nostre anime, scegliamo di rivestirci, i piedi hanno bisogno di muoversi.
Decidiamo di non comprare niente, nemmeno una vocale.
Abbiamo vinto un caldo abbraccio di riconoscenza, di sollievo, di leggerezza, la mente liberata da una emicrania esistenziale.

Forse durerà il tempo che le porte scorrevoli del grande magazzino del nostro io si aprano e si richiudano nell’attimo in cui ci salutiamo.
Ci siamo intromesse, questo è importante.

I vestiti sono solo apparenza.

 

Décolleté_20x30_Acrilico su tela_Anno 2016