Il rumore del barchino si fa sempre più nitido, fino a dove tre gradini, umidi di alghe e di muschi, permettono di scendere alla fondamenta.

Mai tornarenei luoghi che ricordano qualcosa. Si rischia di non ritrovare gli spazi, i tempi, le voci, i profumi.

Eppure a tanti sarà capitato di non resistere alla tentazione, o al bisogno, di farlo. Non necessariamente per ricordare attimi sereni o felici, a volte per pregare, a volte per piangere.

La corte si apre allo sguardo, nel tempo in cui il cigolio riporta al suo posto il cancello di ferro.

Panni stesi al primo piano della casa, che fa da muro all’ingresso, sfiorano il capo, profumo di marsiglia.

Un montante in pietra finemente lavorato annuncia il giardino fiorito, la forma può ricordare il Nemes, la corona di un faraone egizio, o la Mitra di un papa.

Pietre a vivo compongono i muri di case eleganti, con capitelli e bifore che nascondono salotti borghesi, antichi lignaggi.

Una piccola fontana, come i veri campi veneziani, interrompe la geometria del selciato.

Di fronte, la casa, ampia, grande, due piani. Il secondo ha tutti i balconi chiusi. La miainfanziaè trascorsa lì, dietro quelle imposte verde rame.

Tra il giardino e l’ingresso stazionano pacchi, valigie, scolapasta e una cesta con posate, piatti, bicchieri.

Più in là un letto pieghevole, una lampada, un’aspirapolvere, un cartone di libri.

“Buongiorno, che ci fai tu qui?” un passante si ferma a salutare la persona appoggiata allo stipite d’ingresso a quel giardino, rivisto dopo anni, grazie al cancello che lei aveva apertoin attesa di…

Trasloco.”

“Casa nuova?” il passante.

“No, me ne devo andare. Ho dovuto chiudere il negozio, non vendevo più nulla. Non ho i soldi per pagare l’affitto e il padrone di casa mi ha mandato via.”

“E adesso?” il passante.

“E adesso non lo so. Intanto torno da mia madre, per fortuna che c’è, poi si vedrà. Mi è crollato il mondo addosso.”

“Carichemo sul bateo?” (Carichiamo sulla barca?) i facchini riportano alla realtà.

Un corpo stanco e triste inizia a spostare le cose ammassate, gli uomini dispongono sul fondo del barchino, l’equilibrio manca, manca dentro.

 Manca.

Venezia sta mancando.

Le riprese del giardino dell’infanzia spostano il pensiero, lo accarezzano con garbo. Ricordano e avvertono che ci sono persone – nello stesso istante in cui affiora una personale, delicata e infantile memoria – che hanno nel cuore dolore e incertezza, vuoto, deserto e distacco.

Un pensiero a loro